La notizia: L’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha dato il via libera all’uso ed alla commercializzazione del vaccino contro il parassita della malaria (Plasmodium falciparum) messo a punto da GlaxoSmithKline, che ne ha donato dieci milioni di dosi. La scoperta è il frutto di una sperimentazione cominciata nel 2019 e che ha riguardato 800 mila bambine in Ghana, Kenya e Malawi
Dove e quando: Tutto il mondo ottobre 2021
Segnalata da: Alberto
Fonte: Tutti i media

Commento: La notizia è già stata veicolata pochi giorni fa da tutti gli organi di comunicazione del mondo, che ne hanno messo in risalto l’importanza storica ed il potenziale beneficio per le popolazioni colpite da questo flagello, che infetta ogni anno quasi 230 milioni di persone, provocando 400 mila morti nello stesso arco di tempo. Il 90% di queste vittime sono africane, perlopiù bambini. Oggi la malaria interessa quasi esclusivamente i paesi poveri del sud del mondo, ma fino al secolo scorso la malattia era diffusa in molte altre regioni della terra, tra cui il nostro Paese. Il nuovo vaccino non costituisce un rimedio assoluto a questa malattia endemica, dato che la sua efficacia è limitata al 50% dei casi e funziona solo nei confronti dei bambini, che però, come abbiamo sopra ricordato, rappresentano la fetta più ampia dei contagi mortali. Si tratta in ogni caso di un successo straordinario, che mette a disposizione la prima difesa vaccinale da una malattia parassitaria, che è oltretutto la più diffusa al mondo. La notizia però impone anche alcune riflessioni di ordine sociale, che inducono ad un confronto tra la lunghezza centenaria della genesi di questo rimedio, rispetto ai tempi record con cui il mondo scientifico e l’industria farmaceutica hanno reagito alla recentissima pandemia da Covid 19. E’ giusto meditare sulla sollecitudine con cui si provvede a porre rimedio ai pericoli sanitari (e non solo) che minacciano le popolazioni dei Paesi più ricchi e sviluppati, rispetto all’inerzia che caratterizza normalmente l’azione della Comunità internazionale nei confronti dei mali che colpiscono le nazioni più povere ed in particolare quelle del continente africano. Se oggi si arriva finalmente ad offrire un rimedio, seppur parziale, alla malattia più diffusa in Africa, permane al contempo una colpevole disattenzione nei confronti della diffusione del Coronavirus in questo continente, nel quale la percentuale di individui vaccinati è prossima all’unità e le informazioni sul grado di morbilità raggiunto sono a dir poco parziali. D’altra parte si è consolidata la rassegnazione per una condizione permanente di insalubrità di questa parte della popolazione mondiale, per la quale costituisce un insormontabile ostacolo allo sviluppo. Mentre si plaude alla nuova scoperta scientifica non si può non dubitare, d’altro canto, che il perdurare delle condizioni di insalubrità e di indigenza di questi paesi sia destinato a mantenerli in uno stato di arretratezza e di dipendenza dalla rapacità dei paesi ricchi, contribuendo ad aumentare sempre di più le storiche diseguaglianze tra queste parti del mondo.

Approfondimenti:
https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/un-vaccino-contro-la-malaria-31912
https://www.focus.it/scienza/salute/malaria-vaccino-promette–bene