l’informazione: Di fronte allo spopolamento di vaste aree del paese solo le buone pratiche possono dare risposte efficaci e rivitalizzanti e, tra queste, al primo posto, una politica dell’accoglienza come dimostra la rete dei Piccoli Comuni del Welcome” dell’area beneventana.
fonte: L’Espresso N. 43
notizia del: 25 agosto 2019
segnalata da: Elvira
approfondimento: L’estate volge al termine e per molti di noi le vacanze sono state l’occasione per visitare l’Italia dei borghi e dei centri minori. Una bellissima esperienza spesso contrassegnata però da segnali allarmanti: un proliferare di cartelli “vendesi”, la difficoltà nel trovare un bar o un negozio aperti, l’impressione di una desertificazione nelle viuzze lastricate.
Il calo demografico, l’invecchiamento della popolazione e l’emigrazione dei giovani sono dati allarmanti.
Siamo di fronte ad un processo inarrestabile?
La rete dei Comuni Welcome sembra affermare che è possibile fare qualcosa per attivare energie vitali.
E questo grazie alla politica dell’accoglienza dei migranti.
Come racconta Angelo Moretti, coordinatore della Caritas di Benevento, nell’interessante intervista a I.T.A.CA’ nei giorni che hanno preceduto l’apertura del Festival del Turismo Responsabile a Bologna nel maggio 2019, il progetto “Piccoli Comuni del Welcome” nasce per superare un gap informativo nei piccoli comuni del Sannio. Apparentemente tutti i piccoli comuni della provincia di Benevento erano contrari all’accoglienza dei migranti, si era ingenerata una gran confusione tra valore dell’accoglienza e pratica dell’accoglienza. In tutta la provincia di Benevento, colpita da anni di crisi economica, disoccupazione giovanile, spopolamento, abbandono di terre e di case, i Comuni rifiutavano ingenti finanziamenti per lo sviluppo locale, quali potevano essere gli Sprar, i sistemi comunali di accoglienza di richiedenti asilo. Si era ad una situazione paradossale: comuni morenti per mancanza di abitanti e di economie rifiutavano nuove economie e nuovi abitanti in virtù di una paura apparentemente inspiegabile.
D’altra parte l’esperienza dei CAS o dei CPR, di gestione privata, è sotto gli occhi di tutti: posteggi di migranti ammassati senza attività di inserimento, tenuti in piedi a fini di lucro e speculazione che hanno ingenerato solo sofferenza e insicurezza.
Quando è stata avviata la campagna si è subito intuito che il gap era lì: i comuni non conoscevano né gli Sprar né il Reddito di Inclusione né il Budget di Salute.
I sistemi di welfare più innovativi non informavano le agende politiche di piccole comunità sotto i 5 mila abitanti dell’entroterra campano. Non erano solo i sistemi di accoglienza “ordinari” ad essere conosciuto , ma tutto il welfare era confuso.
SI è deciso allora con la Caritas Diocesana di lanciare un bando pubblico di 7 milioni di euro (la somma dei budget di salute, dei fondi Sprar non utilizzati, del Reddito di Inclusione e del Piano di Sviluppo Rurale) ai piccoli comuni in un’ottica di sviluppo locale. Si è iniziato così a girare comune per comune ed alla fine in pochi mesi si è raccolto un enorme risultato.
Benevento a maggio 2017 risultó nella graduatoria degli Sprar la prima provincia “Welcome” di Italia, con 14 nuovi Sprar approvati, a fronte dei 5 che erano attivi prima della campagna. Nel frattempo l’utilizzo dei budget di salute facevano sorgere qua e là nella provincia a Alberghi Diffusi e Fattorie Sociali ad opera di ragazzi disabili liberati dalla strettoia delle cliniche e dei centri riabilitativi in cui erano stati relegati. Ed ancora: i detenuti dei territori scontavano la loro pena in misura alternativa nei bei luoghi che poi presero il nome di Piccoli Comuni del Welcome. Insomma la rivoluzione del Welcome era avviata e ha portato cambiamenti notevoli nei territori. Oltre 4 milioni di euro di progetti vinti, nuovi abitanti, nuovi lavoratori , nuove economie nell’agricoltura, nell’artigianato, nel turismo.
Sempre riportando le parole di Angelo Moretti:
“I migranti sono per lo più persone giovani e famiglie con bambini . Non sono “risorse” come strumentalmente la vulgata, anche dei “buonisti”, vuole affermare, sono energia vitale. Nel 70% dell’Italia, quella formata da quei comuni sotto i 5 mila abitanti che vanno via via spegnendosi, non mancano le risorse mancano le energie per attivarle.
Gli anziani hanno già messo remi in barca e sanno che i loro figli e nipoti non abiteranno più quelle terre, i giovani italiani dell’entroterra hanno tutti un progetto migratorio. Mettere insieme quest’isola di energie stanche con le energie straordinarie di chi ha attraversato mare e deserti per arrivare dove è, è un’occasione unica. Se ben orientate, queste energie possono essere determinanti. Sognare che una terra incolta torni ad essere produttiva significa avere un sogno di “restare” in quella terra.
Ciò che abbiamo sperimentato è che giovani italiani e giovani africani ed asiatici potevano sognare insieme. Abbiamo fatto nascere le cooperative di comunità come forma di integrazione tra migranti ed autoctoni in una idea di impresa locale finalizzata al riabitate ed al riusare le terre e le tradizioni, per rigenerare i luoghi. Abbiamo messo insieme vere e proprie filiere produttive di vino, olio, conserve, artigianato tessile ed in legno. Abbiamo elaborato pacchetti turistici nei Borghi del Welcome. Abbiamo rilevato un’antica pasticceria ed un bistrot nel pieno centro storico di Benevento.
Oggi oltre 220 persone lavorano con noi , tra questi ci sono contadini, barman, artigiani, chef , mediatori culturali, operatori sociosanitari che prima erano nostri utenti ed oggi sono soci e collaboratori”.
Rimando all’intervista integrale per una completezza di informazioni.
link a:
https://www.festivalitaca.net/2019/05/chi-sono-i-piccoli-comuni-del-welcome/
Alleghiamo anche l’articolo di Roberto Saviano sull’Espresso: