la notizia: Con 560 sì, 35 no e 28 astensioni il 27 marzo l’Unione Europea ha reso definitiva la direttiva sulla plastica monouso che tanto ha fatto discutere negli ultimi mesi.
Più precisamente, la neo approvata legge prevede che dal 2021 vengano banditi quegli articoli monouso per i quali esistono alternative sul mercato: posate, piatti, bastoncini cotonati, cannucce, mescolatori per bevande e aste dei palloncini, oltre che contenitori in polistirolo, anche se realizzati in plastica oxodegradabile.
Per quei prodotti per i quali non esiste in commercio un valido equivalente, l’Unione Europea chiede alle singole nazioni di individuare sistemi che ne riducano l’utilizzo e di darne conto entro due anni.
Inoltre, l’Unione pone un obiettivo di raccolta del 90% per le bottiglie di plastica entro il 2029 e stabilisce che entro il 2025 il 25% delle bottiglie di plastica dovrà essere composto da materiali riciclati, quota che salirà al 30% entro il 2030.
dove: Strasburgo 27 marzo 2019
segnalata da: Gianni
fonte: tutti i media
commento: gli oggetti messi al bando sembra coprano il 70 % dei rifiuti trovati nei mari. La direttiva, oltre al riciclo delle bottiglie di plastica, impone anche alle multinazionali del tabacco di farsi carico del costo del recupero dei filtri delle sigarette gettate e ai produttori di reti e attrezzi da pesca in plastica (che pure costituiscono una percentuale molto importante di quanto finisce in mare) di farsi carico dei costi del loro recupero. La tanto vituperata Europa fa da apripista, nel consesso internazionale, sulla lunga strada del ritorno a un pianeta più vivibile.
link a:
Brava Europa! Sempre in prima fila nell’impegno per l’ambiente! Questa decisione dà ragione anche a quelle realtà locali che per prime (come il comune di Lampedusa) hanno messo al bando le plastiche mono uso.
Peccato che questa iniziativa avrà scarsi effetti sulla reale situazione dei nostri oceani, dato che delle 4 milioni di tonnellate di plastica che ogni anno vengono trasportate dai fiumi al mare, fino al 95 per cento viene da appena dieci fiumi, che non provengono certo da Paesi europei.
Infatti, secondo uno studio condotto da un gruppo di ricercatori tedeschi e pubblicato sulla rivista Environmental science & technology dell’American chemical society, dieci corsi d’acqua sarebbero dunque responsabili da soli dall’88 per cento al 95 per cento di tutta la plastica portata in mare. Di questi fiumi otto si trovano in Asia, confermando così un altro studio del 2015 che sosteneva che undici dei venti paesi più inquinati dalla plastica si trovassero nel continente asiatico.
Ecco quali sono i dieci fiumi che trasportano più plastica al mondo: il fiume Yangtze, che sfocia nel mar Giallo, in Asia, il fiume Indo, mar Arabico, Asia, il fiume Giallo, mar Giallo, Asia, il fiume Hai, mar Giallo, Asia, il fiume Nilo, mar Mediterraneo, Africa, i fiumi Meghna/Brahmaputra /Gange, golfo del Bengala, Asia, il fiume delle Perle, mar Cinese Meridionale, Asia, il fiume Amur mare di Ochotsk, Asia, il fiume Niger, golfo di Guinea, Africa e il fiume Mekong, mar Cinese Meridionale, Asia.
Ecco, su queste situazioni la bella iniziativa della UE non avrà alcun modo di incidere: neanche il Mediterraneo sarà tutelato a sufficienza: il Nilo è uno dei dieci fiumi dell’elenco!
Come spesso è avvenuto, le buone intenzione dei paesi più sviluppati si scontrano con il disordinato ed impetuoso sviluppo dei Paesi del Terzo Mondo, dove i modelli di consumo esportati dagli stessi Paesi occidentali vengono normalmente applicati in modo sregolato, anche grazie alla complicità delle nostre imprese che trasferiscono sovente in queste regioni le produzioni più inquinanti, bandite dai nostri regolamenti. Oppure inviano direttamente nei Paesi Africani e Asiatici più compiacenti i rifiuti delle nostre produzioni che non sappiamo smaltire in casa nostra, alimentando anche illeciti traffici governati dalla malavita (qui ci sta anche l’Italia), e di questi rifiuti non sappiamo e non vogliamo sapere che fine facciano….finché non ce li troviamo nei nostri mari.
Non voglio fare il catastrofista, ma ci tengo a rimarcare che in questa realtà globalizzata le buone intenzioni dei nostri governanti europei avranno scarsa portata se non verrà messo in discussione in modo più ampio e radicale il modello di sviluppo che la società dei consumi ha imposto in tutto il pianeta e del quale continuiamo a compiacerci.
Gretha Thumberg aspetta da noi una risposta a tutto questo e la vuole subito!
"Mi piace""Mi piace"