La battaglia contro la dispersione della plastica nel mare sarà lunga e difficile.
Rilanciamo una proposta di adesione ad una petizione online perché si vari finalmente la norma che consenta ai pescatori italiani di ripulire (e di non dover rigettare a mare: sembra incredibile!) i fondali dalla plastica che incappa nelle loro reti.
Riportiamo poi alcune notizie con luci e ombre sull’argomento. Noi vogliamo sempre guardare l’aspetto positivo, che è sicuramente l’aumento della sensibilità sull’argomento, di opinione pubblica e autorità.
segnalate da: Elvira e Gianni
fonti: notizie tratte dal notiziario “informami”del comune di Milano, da “la repubblica” e dalla stampa in genere
- Sosteniamo la petizione che chiede al ministro di varare finalmente la norma che permetterebbe ai pescatori di pulire il mare:
I fondali marini sono pieni di plastica e rifiuti portati dai corsi d’acqua, gettati dalle barche e dalle navi. I pescatori, sopratutto a strascico, pescano ogni giorno tonnellate di rifiuti ma sono costretti a ributtarli in mare per non doverne pagare lo smaltimento. Il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha promesso a giugno 2018 che avrebbe cambiato le normative per permettere ai pescatori di pulire il mare ma ancora, a 9 mesi di distanza non è successo niente. Chiediamo al Ministro Costa di dare seguito alla promessa fatta e, nel frattempo, di autorizzare i lavoratori del mare a riportare a riva i rifiuti con l’emanazione di ordinanze in tal senso alle Regioni, alle Autorità Portuali ed alle Capitanerie di Porto.
Chi condivide firmi la petizione di “change org”:
https://www.change.org/p/permettiamo-ai-pescatori-di-pulire-il-mare-sergiocosta-min
- Milano ha iniziato la battaglia contro le plastiche monouso e ha come
obiettivo di diventare la prima città plastic-free d’Italia Milano, secondo i dati forniti da Amsa, ogni anno produce circa 35.000 tonnellate di plastica. “Il miglior modo per evitare la dispersione delle plastiche nell’ambiente è fare una corretta raccolta differenziata: Milano ha superato la percentuale del 60%, confermandosi tra le metropoli più virtuose in Europa nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti – dichiara Mauro De Cillis, Direttore Operativo di Amsa, società del Gruppo A2A –. Grazie ai benefici del nuovo sistema di raccolta in città i quantitativi di plastica e metallo (sacco giallo) raccolti porta a porta sono passati da una media di 186 a 207 tonnellate alla settimana, con un incremento percentuale dell’11%”.Gli esercenti ora si attivano per dire stop all’usa e getta: si comincia da Isola e Niguarda. Tajani-Granelli: “Una sperimentazione che anticipa la normativa europea invitando cittadini e commercianti ad attuare comportamenti e stili di vita più attenti all’ambiente”
“Grazie a questa sperimentazione ora Milano si porta avanti in vista dell’applicazione della direttiva dell’Unione europea che dal 2021 vieterà l’utilizzo delle plastiche usa e getta non degradabili”. Così gli assessori Cristina Tajani e Marco Granelli, che proseguono: “La collaborazione con Legambiente e con gli operatori commerciali di Niguarda e Isola ci consentirà di promuovere atteggiamenti e comportamenti virtuosi capaci di modificare le abitudini dei consumatori e dei cittadini. Comportamenti che auspichiamo possano diffondersi con successo in tutta la città”.
- Sono emerse difficoltà impreviste che hanno obbligato al rientro in porto il prototipo di “ocean cleanup” partito a settembre per la grande isola galleggiante del pacifico Il sistema galleggiante l’8 settembre era stato rimorchiato al Golden Gate Bridge di San Francisco per poi dirigersi verso la sua destinazione, La Way scrive che «Dopo due settimane e mezzo di test a circa 800 miglia dalla costa, è stato rimorchiato fino al suo punto finale nel bel mezzo del Great Pacific Garbage Patch a metà strada tra la California e le Hawaii. Lì, la pulizia non è andata esattamente come previsto».
L’idea era che il dispositivo, che l’ONG di Slat chiama System 001 e che avrebbe dovuto essere il primo di 60 ndispositivi analoghi, sarebbe stato spinto dal vento e dalle onde in maniera leggermente più veloce della plastica galleggiante, così la spazzatura si sarebbe concentrata all’interno della barriera galleggiante, dove successivamente avrebbe potuto essere raccolta e portata a riva per avviarla al riciclaggio. Ma USA Today rivela che «Sfortunatamente, il sistema a volte si muove troppo lentamente per poter mantenere la plastica all’interno del dispositivo a forma di U, permettendogli di fluttuare di nuovo. A volte la plastica si sposta anche più velocemente di System 001, superandolo facilmente».
Ora Elizabeth Way scrive su USA Today che l’ONG olandese che si batte contro l’inquinamento da plastica degli oceani è in grosse difficoltà: «Due mesi dopo il lancio del loro imponente dispositivo di raccolta rifiuti nel mezzo dell’Oceano Pacifico, dopo aver scoperto alcuni problemi, stanno rinnovando il progetto su cui hanno lavorato per anni».
Pensiamo che soltanto testando in campo le soluzioni studiate,si possano migliorare e correggere gli errori. D’altra parte si tratta di uno dei problemi più angoscianti del nostro tempo: non è pensabile che ci siano soluzioni semplici e che la strada non possa essere lunga. Speriamo che si tratti solo di un momento di arresto e che le risorse e le energia per migliorare il sistema non vengano a mancare.
Vedi:
https://www.theoceancleanup.com/updates/wilson-to-return-to-port-for-repair-and-upgrade/
- La sfida di Alex Bellini “mi tuffo in un problema che non si vuol vedere”
L’80 % della plastica che si trova nei mari vi giunge tramite e i fiumi: la sfida di Alex Bellini (famoso per aver attraversato oceano atlantico e oceano pacifico in barca a remi) che percorrerà in canoa i tratti terminali dei 10 maggiori fiumi del mondo per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo enorme problema. Finora aveva esplorato il mondo incontaminato. “Ma c’è n’è un altro: quello inquinato. Possiamo decidere di ignorarlo,ma io ho voluto sapere: ho studiato e scoperto quanto la plastica stia facendo male a qualcosa che amo,gli oceani”
Vedi: inseguirò la plastica
https://it.alexbellini.com/i-10-fiumi-piu-inquinati-dalla-plastica-al-mondo/
- Un’idea italiana per arginare l’emergenza plastica:le barriere progettate da due giovani ingegneri fermano i detriti trasportati dai fiumi e li portano sulle sponde. I primi test in Emilia e in Indonesia
Il sogno di due giovani ingegneri italiani è catturare tutta la plastica del mondo alla fonte. Grazie a barriere low- cost sperano di recuperarla mentre viaggia sui quei dieci grandi fiumi del Pianeta che da soli trasportano tra l’80 e il 90% dei rifiuti di plastica destinati al mare. I detriti saranno incanalati verso le sponde e poi riciclati con le comunità locali. «Se non la si vede non ci si crede» spiega «è spaventoso. In certe zone dell’Asia le persone scaricano ogni tipo di rifiuto nei fiumi e le conseguenze le pagano tutti i mari del mondo». Hanno fondato una startup e da qui è nata Seads (Sea defence solutions), una barriera con struttura portante di cavi d’acciaio e una sorta di “tenda” fatta in plastica riciclata che resta immersa nell’acqua per poco più di un metro bloccando i rifiuti. Per far sì che funzioni servono due barriere che vengono posizionate in maniera obliqua e perpendicolare rispetto alla corrente: quando i detriti scendono lungo il corso vengono fermati da una prima barra e poi scivolano verso una seconda che, sempre per la sua posizione obliqua, grazie alla corrente li spinge fino alle sponde dove è previsto un punto di raccolta. A Bogor, in Indonesia, hanno richiesto un primo prototipo da installare sul fiume Ciliwung.
È solo l’inizio e i due italiani sanno bene che la strada per realizzare questo loro sogno è ancora molto lunga. «Noi di certo non ci fermiamo: dopo il Ciliwung vogliamo portare Seads su tutti i dieci fiumi più inquinati della Terra».
Link a: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/italiana-start-che-vuole-pulire-i-fiumi-plastica-1630769.html
- Dai rifiuti di plastica del Po le casette pronte da abitare
Rifiuti di plastica raccolti nel Po che diventano alloggi a basso costo, assemblati in poche ore, facilmente trasportabili.
Adatti, per esempio, nei casi in cui si debba dare rapidamente un tetto a popolazioni colpite da alluvioni o altre calamità naturali. È una delle tante idee presentate a Ecomondo, l’appuntamento annuale dedicato alla bioedilizia e alla green economy, che si è svolto alla fiera di Rimini dal 6 al 9 novembre. Per progettare la soluzione della nuova casetta gli ideatori – Corepla e Wfo – sono partiti da un dato: l’80% dei rifiuti da plastica che finisce nei nostri oceani arriva dai fiumi.
Non è la prima volta che si costruisce una casa con i rifiuti: c’è quella edificata con le bottiglie di plastica nel deserto dell’Algeria, a quella realizzata con gli scarti agricoli, o alla WikkelHouse, fatta di cartone pressato. Ma ovviamente le casette di plastica riciclata rispondono a due domande diverse: offrire un’abitazione a poco prezzo in tempi rapidi e utilizzare montagne di rifiuti inquinanti.